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SCIOPERO DEI METALMECCANICI: LA LOTTA SI SPOSTA DALLE PIAZZE ALLE FABBRICHE

E’ stato proclamato per il prossimo 5 novembre lo sciopero generale unitario dei metalmeccanici, ad un anno esatto dall’inizio della trattativa di rinnovo del Contratto nazionale.
Una trattativa interrotta da Federmeccanica lo scorso 7 ottobre portando i metalmeccanici di tutta Italia a mobilitarsi già nelle scorse settimane, quando la nostra Provincia è stata investita da una raffica di scioperi spontanei proclamati dai delegati di fabbrica.

Giovedì sarà sciopero generale della categoria che per la prima volta non andrà in piazza e non sarà visibile per le strade cittadine con le consuete modalità ma, causa scenario pandemico e un forte senso di responsabilità messo in campo da sindacati e lavoratori, si mobiliterà con iniziative di protesta davanti ai luoghi di lavoro. Di fronte ad una ventina di grandi aziende infatti sono previsti presidi di lavoratori e brevi assemblee per fare il punto sulle ragioni dello sciopero e sull’andamento della trattativa nazionale. Iniziative che saranno svolte nel pieno rispetto delle norme anti-covid garantendo l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e il distanziamento fisico.

Le ragioni dello sciopero sono da ricercarsi nella rottura del tavolo negoziale da parte di Federmeccanica e nel grande tema del salario. Tema sul quale ancora oggi persistono distanze siderali tra le richieste di Fim Fiom Uilm e la risposta degli industriali di Federmeccanica.

In particolare i sindacati chiedono fin dall’inizio un aumento dell’8% sui minimi tabellari – pari a circa a 130 euro per il terzo livello e 155 euro per il V livello – mentre la posizione di Federmeccanica al momento è quella di riconoscere esclusivamente l’aumento ipca depurato dall’inflazione energetica, cioè un aumento pari al 3,2% nei prossimi 4 anni – circa 40 euro al mese.
Posizioni che non permettono un punto di mediazione e che sono vissute nelle fabbriche come grimaldello e con il timore che si stia tentando di sfruttare la crisi epidemica, con tutte le sue incertezze, per tenere fermi i salari e non firmare il contratto nazionale.
Le motivazioni dei sindacati non si fermano però qui: si sciopera anche sui temi della precarietà e della formazione. Sul primo punto – fanno sapere Fim Fiom e Uilm – Federmeccanica si rifiuta di introdurre nuove normative volte a ridurre la precarietà nelle aziende e sul secondo permane il rifiuto della categoria degli industriali a rendere esigibile il diritto alla formazione previsto nell’ultimo contratto, dove era contemplato un diritto soggettivo di 24 ore di formazione per ogni singolo lavoratore. Accanto a questi temi anche l’indisponibilità delle aziende a regolamentare a livello nazionale lo smart working.

Questo rinnovo contrattuale, in tutto il suo carico di simbolismo, essendo da sempre il contratto dei metalmeccanici considerato un contratto “pilota”, riguarda 1milione e mezzo di lavoratori in tutto il Paese e coinvolge oltre 20mila addetti nella nostra Provincia impiegati in circa 350 aziende.

La volontà dei metalmeccanici reggiani si è dimostrata forte e chiara fin da subito: la richiesta è quella di essere trattati con dignità e con lo stesso senso di responsabilità dimostrato da lavoratori che in questi difficili mesi di emergenza sanitaria hanno lavorato con senso del dovere contribuendo a portare avanti il sistema produttivo a beneficio di tutto il Paese.
Un atteggiamento che – sottolineano – deve essere “bidirezionale”: non si può strumentalizzare la pandemia per non fare il contratto.

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