Verità per Giulio Regeni

STUDENTI DEL MOTTI CHIAMATI DALL’ASSOCIAZIONE RISTORATORI. LA FILCAMS: È LAVORO E COME TALE DEVE ESSERE TRATTATO

Non trasformiamo la formazione professionale in occasioni di sfruttamento

“Che ci siano difficoltà di reperimento personale che possa lavorare nei ristoranti “con mansioni che vanno dall’aiuto cameriere al cuoco”, e che pertanto si decida di avvalersi di centocinquanta studenti dell’istituto Motti per svolgere tali mansioni per una settimana o più week end ci lascia più di una perplessità”. Cosi la Filcams Cgil di Reggio Emilia in merito alle ultime dichiarazioni dell’Associazione Ristoratori Reggiani.
“Con un tasso di disoccupazione in crescita, anche a causa della pandemia, e con l’avvicinarsi della fine del blocco di licenziamenti, le persone che necessiteranno di un lavoro a Reggio Emilia saranno sempre più numerose – sottolinea infatti Luca Chierici, Segretario Filcams Cgil Reggio Emilia – L’assunzione in un ristorante può rappresentare una possibilità di re-impiego importante anche per chi sia stato espulso da altre realtà lavorative ma tale possibilità deve sfociare in un contratto di lavoro retribuito secondo quanto stabilito dai contratti vigenti. Inoltre, se si vuole coltivare professionalità in crescita si possono utilizzare i contratti di apprendistato”.

Se da un lato può giudicarsi positivamente la possibilità per gli studenti di “affacciarsi” al mondo del lavoro, dall’altro questo non può diventare un escamotage per cercare personale “a basso costo” rischiando di trasformarsi un un’occasione di sfruttamento; in un settore, peraltro, già caratterizzato da un utilizzo massiccio di forme di lavoro come il contratto a chiamata e gli stage che non forniscono alcuna garanzia di stabilità occupazionale.

“Ai ragazzi chiamati a lavorare dovrà essere riconosciuta una giusta retribuzione – conclude Chierici – ed auspichiamo che anche il Comune di Reggio Emilia, a cui è stato chiesto “aiuto” dall’Associazione per la gestione del progetto, si faccia garante delle condizioni di lavoro, a partire da quelle riguardanti il rispetto delle norme sulla salute e sicurezza, di questi ragazzi e ragazze”.

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