Verità per Giulio Regeni

“LE IMPRESE CRESCONO I SALARI NO”: PRESENTATO AL CONGRESSO IL REPORT DELLA CAMERA DEL LAVORO CURATO DA MATTEO GADDI

Come è cambiata l’economia reggiana dal punto di vista del peso dei diversi settori tra il 2012 e il 2021.
La prima evidenza è data dalla riduzione del peso, sia in termini di valore della produzione che di costo del personale, dell’edilizia; mentre al contrario si incrementa il peso del settore metalmeccanico. In tutti gli altri settori non si notano variazioni del loro peso sul totale dell’economia.

Cosa è successo dal punto di vista delle imprese.
I dati dei bilanci delle imprese ci dicono che in dieci anni il costo del personale è cresciuto meno del valore aggiunto: questo ha avuto una conseguenza molto evidente nella crescita della marginalità misurata attraverso l’EBITDA. Anche questo indicatore cresce in maniera molto consistente.
Nella tabella seguente sono indicate le variazioni in percentuale nel periodo 2012-2021 delle principali voci del Conto Economico.
Come si nota, in tutti i settori la crescita degli utili è impressionante.

Dall’andamento del costo del personale e degli utili è facile desumere come è stata distribuita la ricchezza generata: mentre la fetta di ricchezza destinata agli utili si è notevolmente allargata, quella destinata ai lavoratori è andata diminuendo.
Come si nota dai dati, mentre la quota di utili sul valore aggiunto è sempre variata in positivo (quindi si è incrementata la parte di valore aggiunto andata agli utili), al contrario le variazioni del costo del personale sul valore aggiunto hanno sempre un segno negativo (cioè si è ridotta la parte di valore aggiunto andata ai lavoratori).
Variazione di punti percentuali 2012-2021 del peso di utili e costo del personale sul valore aggiunto.

Questi risultati, estremamente favorevoli per i profitti delle imprese, sono stati resi possibili anche da un massiccio ricorso di forme atipiche (precarie) nei rapporti di lavoro.
Per quanto concerne le attivazioni dei rapporti di lavoro in provincia di Reggio-Emilia nel corso degli anni 2015-2021, quelle a tempo indeterminato non hanno mai superato il 20%.
Questo significa che oltre l’80% delle nuove attivazioni è avvenuto attraverso contratti precari (tempo determinato, somministrazione ecc.).
A soffrire maggiormente la precarietà sono le donne, mentre non ci sono differenze dal punto di vista della cittadinanza.

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