Verità per Giulio Regeni

CGIL CISL UIL CONFERMANO IL LORO IMPEGNO CONTRO LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA

Abbiamo appreso dai giornali le dichiarazioni del Procuratore di Reggio Emilia Gaetano Calogero Paci alla commissione parlamentare antimafia nell’ambito di una inchiesta sulle penetrazioni malavitose nel nord Italia.
Quando si tratta di temi complessi come questi le semplificazioni non aiutano, seppur spesso si rendono necessarie nel riportare ragionamenti articolati negli organi di informazione.

CGIL, CISL e UIL sono da sempre in prima linea nella lotta contro la mafia e le infiltrazioni mafiose nel tessuto sociale reggiano e italiano.
E lo fanno senza sconti, senza mezzi silenzi e nel rispetto, rigoroso, delle procedure e dei doveri civici, morali e di categoria.

La presenza attiva del Sindacato nei tavoli provinciali sulla legalità, nelle consulte dei Comuni, in tutte le iniziative sulla legalità che esprimano il valore della rete e del fare insieme alle Comunità dei cittadini e delle Istituzioni hanno sempre portato il contributo dei lavoratori contro le mafie e contro chi apre loro le porte. Questo perché abbiamo ben chiaro, e vorremmo che il messaggio arrivasse senza fraintendimenti al Procuratore, che solo dove c’è legalità e contrasto alla criminalità possono esistere ed essere praticati i diritti del mondo del lavoro.

Il riconoscimento a vari livelli (a partire dal processo Aemilia) dei sindacati quali parti civili nei processi di mafia certifica un impegno in tal senso, così come lo certificano le decine di iniziative promosse e fatte per mantenere accesi i riflettori sul dramma delle infiltrazioni sul territorio ed evitare che vi sia la falsa percezione, dopo Aemilia, che il problema sia risolto.
Laddove manca lo Stato la mafia prospera.
Laddove lo Stato è presente, come avviene nei nostri territori, le mafie prosperano se la cittadinanza ignora, o finge di non vedere, che il fenomeno esiste.
Il lavoro da fare è sicuramente di indagine, giudiziario e di denuncia ma è anche di carattere culturale, e su questo l’impegno della parte sana del paese, di cui le organizzazioni sindacali fanno parte, non è mai mancato.

Rispetto ai temi più prettamente legali, è necessario che con la stessa chiarezza non si sovrappongano imprese e sindacati. Le prime possono rendersi conto, anche con indicatori che prescindono dalla denuncia, di associarsi e/o rapportarsi con aziende che delinquono e possono scegliere se e come intervenire. Il sindacato può rappresentare le vittime quando queste hanno il coraggio di denunciare, coraggio che spesso deve fare i conti con la scelta di mettere a rischio, al minimo, il proprio posto di lavoro.

In questo c’è il tema che le aziende sottratte alla criminalità spesso vanno verso la cessazione dell’attività con conseguente messa in strada dei dipendenti.
Non ci siamo mai tirati indietro di fronte alle responsabilità. Purché vengano analizzate a 360°. In questo caso la responsabilità primaria dello Stato è quella di trovare una soluzione a questo problema come ulteriore argine alla criminalità organizzata che, come il Procuratore dichiara, è sempre più quella dei colletti bianchi.

Le attività criminose sempre più sommerse, il boom delle false fatture, i bilanci falsati etc. non risaltano agli occhi dei lavoratori e non sono facilmente identificabili per loro e per chi li rappresenta.
Occorre certamente che tutti i soggetti di rappresentanza, ciascuno per la propria parte e ciascuno con gli strumenti che ha, continuino a svolgere un comune lavoro che anteponga la parte sana della collettività al cancro che le mafie rappresentano e che ormai non sono più una emergenza, ma una presenza endemica in Emilia Romagna e a Reggio Emilia.

CGIL, CISL e UIL continueranno con impegno su questa strada nel rapporto con imprese, lavoratori, Enti locali e Istituzioni pubbliche.

CGIL CISL UIL Provinciali

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