Verità per Giulio Regeni

CGIL: “L’ESERCITO IN STRADA NON E’ LA SOLUZIONE, ATTENZIONE A NON CONCENTRARSI SOLO SULLA MICROCRIMINALITA’ MENTRE LE MAFIE RIALZANO LA TESTA”

“Mentre si dibatte da settimane sulla necessità o meno di avere l’esercito a presidio della zona della stazione storica, a Reggio Emilia le malavite rialzano la testa” così la Segreteria della Camera del Lavoro interviene in merito al dibattito sulla sicurezza che ormai da settimane riempie i giornali.

“Pensare che la presenza dei militari nelle strade limitrofe alla stazione possa da sola risolvere il problema rischia, infatti, di dare false speranze ed illusioni ai cittadini. Problemi complessi come quelli che oggettivamente insistono nella zona e che indubbiamente hanno recato e tutt’ora recano gravissimo disagio a coloro che nella zona abitano, vivono, lavorano e transitano meritano e richiedono soluzioni ben più complesse del semplice “chiamiamo l’esercito”” continua la nota della Camera del Lavoro.
“Occorre tentare di risolvere il problema non partendo dagli effetti ma aggredendo le cause che ci sono alla base: il disagio sociale, le carenze abitative, le problematiche sanitarie e lavorative.

Temi che fino ad oggi le Associazioni attive nelle zone interessate hanno tentato, con i mezzi a loro disposizione e troppo spesso in estrema solitudine, di gestire.
La risposta data dalla presenza dei militari nella zona stazione non solo potrebbe sortire effetti unicamente sulla “percezione” della sicurezza anziché incidere in maniera concreta, ma potrebbe anche portare allo spostamento del problema altrove, nei quartieri limitrofi della città. Questa non può essere l’unica idea di soluzione in campo a meno che non si abbia in mente di arrivare progressivamente a militarizzare l’intero territorio comunale, ipotesi, questa, del tutto inaccettabile”.

“Occorre, invece, recuperare un nuovo protagonismo del pubblico ripartendo dal coinvolgimento della cittadinanza e delle istituzioni quali AUSL, Centri per l’impiego, Associazioni del terzo settore generando assieme alle Forze dell’ordine, alla Questura e alla Prefettura una rete di tutela dei cittadini e di recupero dei soggetti portatori di criticità.

La sicurezza è indubbiamente tema da non sottovalutare e per questo va trattato con gli strumenti giusti, facendo attenzione a non focalizzare tutte le attenzioni solo su fenomeni di microcriminalità.
Questo continuo cancan elettorale sul tema “esercito sì – esercito no” non deve distogliere l’attenzione di cittadini ed Istituzioni dalla presenza della criminalità organizzata nei nostri territori, criminalità che spesso sfrutta proprio i soggetti in stato di disagio sociale come propria manovalanza.

Reggio Emilia è, secondo dichiarazioni del Procuratore Paci, la terza città del nord Italia, dopo Milano e Brescia, come circondario con il maggior numero di imprese coinvolte in fenomeni di criminalità organizzata. E’ notizia di oggi l’invio di quindici avvisi di garanzia per prestanome di 15 società che sarebbero coinvolte in un giro di fatture false per 10 milioni di euro in quattro anni”.
“La presenza mafiosa non è mai sparita dal nostro territorio e, seppur spesso più silente degli episodi di degrado urbano, non è meno pericolosa.
Una presenza che sta riprendendo vigore, sulla scorta di un vento favorevole che parte dai più alti livelli di governo del paese.
Una politica che attacca il reato di abuso di ufficio, che limita le intercettazioni, che liberalizza i sub appalti a cascata è una politica che allenta la “morsa” contro le malavite”.

“Questo contesto contribuisce a ritenere “normali” gli attacchi recenti, arrivati da più parti, agli strumenti che tentano di limitare gli affari delle cosche, come quello delle interdittive antimafia; interdittive il cui numero da un lato denota, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che a Reggio la mafia c’è ed è più attiva che mai, dall’altro manda il segnale che le istituzioni, a partire dalla Prefettura, mettono in campo tutte le leve che hanno ad argine di queste attività criminose e criminogene.

Mettere in discussione le interdittive ponendo, ad esempio, l’accento sul tema delle parentele, come recentemente fatto dalla neonata associazione “Contro le mafie”, oltre a non centrare il meccanismo con cui le interdittive funzionano non solo non serve a tutelare gli imprenditori onesti, ma manda un chiaro segnale di distanza da quelle forze dello Stato che, assieme alla parte sana della comunità, scelgono di stare dalla parte giusta dell’economia e del modo di fare impresa”.

La CGIL, da sempre impegnata a contrasto delle infiltrazioni malavitose nel tessuto sociale ed economico del paese e del territorio, in particolare laddove il lavoro e i lavoratori sono tra i soggetti più penalizzati dalla concorrenza sleale delle imprese non regolari, sarà sempre a sostegno dell’utilizzo di tutti gli strumenti disponibili a contrasto di tali fenomeni.

La Segreteria della Camera del Lavoro

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