Verità per Giulio Regeni

DECRETO FLUSSI. CGIL “USCIRE DA LOGICHE PROPAGANDISTICHE ED EMERGENZIALI”

“La notizia comparsa ieri sui quotidiani locali in merito alla maxi operazione che ha interessato 23 provincie italiane (tra cui quella di Reggio) su casi di favoreggiamento di immigrazione clandestina attraverso il decreto flussi conferma dubbi e problematiche che come Cgil da tempo denunciamo”.

Così Luca Chierici della Segreteria confederale Cgil su un tema che proprio in questi giorni vede il Governo impegnato a varare, anche per il prossimo triennio, un decreto flussi che prevede l’ingresso di circa 500 mila migranti a fini lavorativi (il 10% in più del precedente) che “continua a gestire con strumenti emergenziali una situazione endemica e lo fa utilizzando modalità che foraggiano esclusivamente la criminalità organizzata”.

“Il dato storico ci dice che meno dell’8% degli ingressi del decreto flussi va a buon fine, ossia si conclude con la messa in regola e l’avvio di una attività lavorativa per la persona interessata – continua Chierici – Il meccanismo previsto dai flussi “battezza” in maniera arbitraria le necessità di mano d’opera prevista per alcuni settori e i paesi di provenienza, ipotizzando tra l’altro che gli imprenditori vadano a “scegliere” le persone da assumere direttamente nei paesi di origine. La carenza di mano d’opera in alcuni settori dell’economia italiana è ormai strutturale, così come sono strutturali i fenomeni migratori che gli scenari bellici europei e non solo aumentano. Parliamo di tematiche che non possono essere risolte con provvedimenti a spot”.

“Il meccanismo dei flussi attivabili con un “click day” non funziona, non dà risposte alle imprese che cercano personale e costringe chi intende venire a lavorare in Italia a foraggiare con migliaia di euro gli intermediari tra il paese di origine ed il nostro con risorse che immancabilmente finiscono nelle tasche della criminalità”.

“Occorre superare questo meccanismo emergenziale e giungere ad una regolamentazione seria e concreta dei fenomeni migratori, senza la criminalizzazione cui oggi assistiamo quotidianamente, regolarizzando chi è già presente e dando risposte alle imprese che di quel personale hanno bisogno – conclude Chierici – Occorre un sistema di tutela che non costringa chi è legato a doppio filo al permesso di soggiorno da una parte e all’avere un lavoro dall’altra ad accettare qualunque condizione lavorativa pur di non diventare irregolare; questo meccanismo, infatti, penalizza sia i lavoratori stranieri che subiscono un ricatto, sia i lavoratori italiani penalizzati dalla possibilità delle imprese di avere mano d’opera a bassissimo costo. Finché il tema migratorio non sarà gestito in maniera concreta e non propagandistico non risolveremo i problemi e a giovarne sarà l’economia criminale del Paese”.

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