“Il parere della Corte dei Conti, espresso in risposta ai quesiti del Comune di Cavezzo (MO), mette nero su bianco una verità che da tempo è sotto gli occhi di tutti: i soggetti pubblici soci di SETA non stanno esercitando fino in fondo il proprio ruolo di governance su un’azienda che gestisce un servizio essenziale per la vita quotidiana di migliaia di cittadine e cittadini”.
Così la Cgil reggiana dopo che i giudici contabili hanno richiamato con chiarezza Comuni e Province alle proprie responsabilità.
“Il trasporto pubblico locale non è un servizio qualunque e non può essere governato come se fosse una normale azienda privata – scrive il sindacato di via Roma – Parliamo di un elemento strategico per la mobilità, per il diritto allo studio, per il lavoro e per la coesione sociale del territorio. Affidarlo ad una gestione che non risponde realmente ai soci pubblici significa svuotare di senso la proprietà pubblica. Da anni, attorno a SETA, si trascinano problemi di trasparenza, scelte poco comprensibili e risposte evasive. Criticità che solo in parte sono state affrontate con i recenti accordi sindacali regionali, ma che continuano a pesare sulla qualità del servizio e sulle condizioni di lavoro. Nel frattempo, mentre utenti e lavoratori fanno i conti con disservizi e difficoltà, i livelli decisionali restano lontani dai territori”.
Anche i Comuni soci, compreso il Comune capoluogo, si sono spesso scontrati con un muro di ambiguità nelle interlocuzioni con l’azienda. Questa situazione ha reso ancora più complicato costruire soluzioni condivise ai problemi ormai cronici del trasporto pubblico locale a Reggio Emilia, aggravando le incertezze legate alla futura azienda unica del trasporto regionale e ai suoi effetti sull’utenza e sui lavoratori.
“Il pronunciamento della Corte dei Conti non può restare lettera morta. È il momento che i soggetti pubblici smettano di limitarsi ad un ruolo consultivo e tornino ad essere proprietà, esercitando un controllo vero e un indirizzo politico chiaro sulle scelte di SETA. Un ruolo che per troppo tempo è stato di fatto lasciato nelle mani dei manager aziendali – conclude la Cgil – Serve un cambio di passo netto. Serve una svolta di responsabilità che rimetta al centro l’interesse pubblico, apra una fase di confronto reale e dia finalmente voce a chi il servizio lo garantisce ogni giorno: le lavoratrici e i lavoratori”.
