Sono ormai passati tre mesi dal pauroso incendio che ha devastato il sito di Via Due Canali, ma della creazione di un nuovo stabilimento, seppur in un’area diversa della provincia, non si fa più cenno.
Le lavoratrici e i lavoratori di Inalca, Gescar e Fabbrica del Lavoro continuano a sobbarcarsi quotidiane trasferte nei siti di Mantova, Modena, Piacenza o a fruire della cassa integrazione con un disagio psicofisico ed economico che cresce ogni giorno di più.
Eppure all’indomani del disastro, l’ipotesi di una nuova apertura, seppur in tempi non brevi, sembrava più che credibile, stante anche le dichiarazioni ottimistiche delle istituzioni locali e gli impegni assunti dal Gruppo Cremonini nei confronti di lavoratori e sindacati.
“E invece siamo ancora senza risposte – chiosano i tre segretari confederali di Cgil Cisl Uil Sesena, Papaleo e Rinaldi – Dopo le iniziali rassicurazioni offerte alle nostre rappresentanze, quotidianamente impegnate nel contrattare condizioni sostenibili per le lavoratrici e i lavoratori che hanno optato per le trasferte, e’ calato un silenzio assordante e sempre meno accettabile”.
Sul banco degli imputati finisce innanzitutto Inalca, che non pare in questa fase brillare per responsabilità sociale, ma le tre Organizzazioni Sindacali non risparmiano critiche anche a Alleanza 3.0 Coop e alle Istituzioni, a partire dalla Regione.
“L’azienda aveva formalizzato un impegno a reinvestire, ma poi ha cominciato a vincolare questa possibilità alle condizioni commerciali del suo rapporto di monocommitenza con Coop che a sua volta ha detto di voler ridiscutere (al ribasso) gli accordi esistenti: stando così le cose, appare chiaro che il cerino rischia di rimanere nelle mani dei lavoratori, gli unici che stanno pagando davvero il prezzo di questa sciagura”.
Da qui la decisione di chiedere direttamente un incontro al Presidente della Regione De Pascale, alla presenza del sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari e del Presidente della Provincia, Giorgio Zanni per ottenere finalmente chiarezza.
“La politica può e deve fare di più – concludono i tre segretari generali confederali- 400 posti di lavoro a rischio, un’importante realtà che scompare dalla geografia produttiva della Provincia, rappresentano una emergenza sociale che non può lasciare indifferenti le Istituzioni locali; Regione, Provincia e Comune devono giocare tutto il loro peso per convincere le imprese interessate a non sfilarsi dai loro impegni verso i lavoratori e verso il nostro territorio. Per quanto ci riguarda, la prospettiva di un nuovo stabilimento resta sul tavolo ma anche a prescindere da questo aspetto prioritario, non siamo disponibili ad avvallare un processo di lenta, silenziosa emorragia di posti di lavoro e pretendiamo soluzioni certe. ”