Scriviamo per portare il nostro punto di vista in quello che a nostro avviso è uno dei eventi politici più importanti degli ultimi anni a Reggio Emilia.
Le reggiane e i reggiani dovrebbero ringraziare le operaie di Manifattura San Maurizio che hanno scioperato per denunciare condizioni di lavoro ritenute inaccettabili.
Lo diciamo subito, noi crediamo alla loro denuncia: per nostra esperienza non avrebbero mai scioperato se non fossero vere le condizioni che hanno reso pubbliche.Scioperare non è mai una scelta facile, non solo per la perdita di salario.
Quando si denunciano pubblicamente i ritmi di lavoro pesanti nella propria azienda, le pressioni psicologiche e le offese di capetti e responsabili, si è consapevoli che l’ambiente di lavoro il giorno dopo lo sciopero potrebbe non essere più lo stesso, perché l’azienda e i capi attaccati di solito non ti dicono grazie, di solito non se ne dimenticano.
Le operaie in sciopero hanno strappato il velo di ipocrisia che nella nostra città maschera una realtà nota quasi a tutti: evidentemente dietro al marchio blasonato si nasconde una condizione di malessere lavorativo che negli ultimi decenni non ha trovato visibilità pubblica.
In questi giorni i media locali si stanno riempiendo di lettere ossequiose nei confronti del potere economico di questa città, impregnate di servilismo cortigiano, da parte di politici, professionisti e associazioni, che sono un’offesa alla realtà e alle donne che hanno scioperato.
Per scioperare serve sempre coraggio, per scioperare a Max Mara probabilmente ne serve ancora di più, la maggioranza dei reggiani che ci ha lavorato lo sa.
Per scioperare serve la dignità e il coraggio di chi, non avendo alcun potere, si ribella consapevole delle conseguenze, che è l’opposto della subalternità di chi ruffiana il potere sperando di ingranziarselo. Scioperare in un’azienda in cui non lo si faceva da 40 anni ha un valore storico, noi lo capiamo. Reggio Emilia se n’è resa conto?
In questi giorni il dibattito politico si è spostato sulla reazione ritorsiva nei confronti dell’intera città, cioè la cancellazione del progetto “Polo della Moda”. Noi invece pensiamo che le istituzioni, la politica, la società civile ma soprattutto l’Azienda non possano essere sorde alla denuncia delle operaie che, insieme alla Filctem Cgil, hanno scioperato.
Quelle operaie non vanno lasciate sole, non vanno silenziate. La Cgil è con loro. Le Rsu del Gruppo Dana sono con loro.
Infine, vorremmo rivolgerci direttamente alle colleghe che hanno scioperato, da operaie e operai a operaie: la dignità e il coraggio che avete dimostrato sono uno schiaffo all’ipocrisia, un lampo di scomoda verità, un insegnamento a tutte e tutti noi. Vi diciamo “grazie”. Noi siamo con voi. La nostra voce sarà la vostra voce.
RSU FIOM CGIL Gruppo DANA Reggio Emilia
Delegate e delegati di Dpc Hydraulics e di Dana Motion System Italia