Verità per Giulio Regeni

BRESCELLO. CGIL “QUANTO EMERGE SU PRESUNTA DISCARICA ABUSIVA E’ PREOCCUPANTE. SERVE UN CAMBIO DI PASSO SUL MODELLO DI SVILUPPO DEL TERRITORIO”

La CGIL di Reggio Emilia esprime forte preoccupazione per quanto sta emergendo dalle indagini in corso su una presunta discarica abusiva nell’area di Brescello, oggetto in passato di un progetto di polo logistico.
I dati riportati dagli organi di stampa delineano un quadro allarmante sotto il profilo ambientale e sanitario, che non può essere ignorato.

“Quanto sta emergendo è motivo di grande allarme – scrive la Cgil di Reggio Emilia in una nota – soprattutto alla luce del contesto territoriale e delle vicende pregresse che hanno interessato i soggetti coinvolti. La ditta Bacchi, infatti, è stata in passato destinataria di un’interdittiva antimafia che le ha impedito, sulla riva reggiana del fiume Po, di partecipare ai lavori per la realizzazione della tangenziale di Novellara”.

Particolarmente preoccupanti sono i valori degli inquinanti emersi dalle analisi riportate dalla stampa: concentrazioni di arsenico fino a 22 volte oltre i limiti di legge e di ferro fino a 6 volte superiori ai valori consentiti, in un’area confinante con abitazioni civili e aziende agricole che producono e commercializzano frutta e verdura.

“Si tratta di dati che, se confermati, pongono un serio problema di tutela della salute pubblica e della sicurezza ambientale di un intero territorio”, afferma la Cgil.
In attesa che le indagini facciano il loro corso, la Cgil di Reggio Emilia ritiene indispensabile aprire una riflessione più ampia e non più rinviabile sul modello di sviluppo che negli ultimi anni ha interessato il nostro territorio.

“Troppo spesso – continua il sindacato di via Roma – dietro l’etichetta dei cosiddetti poli industriali o logistici si è assistito a scelte orientate prevalentemente alla massimizzazione del profitto di pochi soggetti, a discapito della tutela ambientale, della salute pubblica e dell’interesse generale.”

“Vicende come quella che sta emergendo a Brescello dimostrano come l’assenza di una pianificazione rigorosa, di controlli efficaci e di una reale valutazione degli impatti ambientali e sociali possa produrre conseguenze gravi e durature per le comunità locali. Non può essere considerato sviluppo ciò che compromette le falde acquifere, mette a rischio la sicurezza alimentare, incide negativamente sulla salute dei cittadini e scarica i costi ambientali sulle generazioni future – concludono dalla Camera del Lavoro – Per noi è necessario ripensare radicalmente le politiche industriali e territoriali, superando una visione che separa crescita economica, lavoro e sostenibilità. Serve un cambio di passo e servono scelte che mettano al centro il lavoro di qualità, la legalità, la tutela dell’ambiente e della salute, riaffermando il principio che l’interesse collettivo deve sempre prevalere su quello privato.”

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