Verità per Giulio Regeni

RIFORMA DEL CODICE DEGLI APPALTI:PORTE APERTE ALL’ILLEGALITÀ. CANCELLATO DECENNALE IMPEGNO COLLETTIVO SULLE REGOLE DI TUTELA.

Infiltrazioni mafiose, lavoro nero, precariato e dumping contrattuale. Saranno questi solo alcuni degli effetti collaterali del così detto Codice Salvini approvato dal governo Meloni. Una contro riforma del Codice degli appalti pubblici che dietro al mantra del “fare presto” scardina principi e regole di protezione fondamentali costruite con fatica negli anni passati.

A pagarne il prezzo maggiore, come troppo spesso accade, saranno i lavoratori.
La liberalizzazione dei subappalti infatti rende estremamente difficili i controlli da parte delle Istituzioni preposte e l’assicurazione di garanzia di adeguate condizioni di salute e sicurezza.
Per effetto di questa riforma il 98% degli appalti sarà concesso senza gara, con affidamento diretto e al minimo prezzo, favorendo il sistema del massimo ribasso e quello clientelare.
Il ritorno poi all’appalto integrato produrrà inevitabilmente un aumento dei costi attraverso il proliferare delle varianti in corso d’opera che saranno scaricate sulla fiscalità generale a danno dei cittadini.

“Siamo preoccupati – sottolinea la Cgil reggiana – perché Reggio Emilia è interessata dagli investimenti del Pnrr ed è un territorio fortemente a rischio di ulteriori infiltrazioni malavitose”.

“Non è possibile permettere che il peso di questa pessima modifica normativa sia scaricato sui lavoratori – dichiara Cristian Sesena, Segretario generale della Camera del lavoro – dobbiamo agire anche sui protocolli in essere con il Comune, quelli in via di definizione con la Provincia e possibilmente estenderli alle Unioni dei Comuni che, con il nuovo Codice, possono assumere il ruolo di stazione appaltante. Le Amministrazioni locali e le Associazioni devono agire con responsabilità per evitare un far west che metterebbe a rischio la coesione sociale del nostro territorio”. Conclude Sesena.

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