Verità per Giulio Regeni
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CGIL LEGALITÁ

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LE NAVI A PERDERE DI FRANCESCO FONTI (1°parte)

C’è un uomo di ‘ndrangheta che ha lasciato un segno profondo a Reggio Emilia e a Modena in tempi ormai lontani, tra gli anni Ottanta e i Novanta. E’ stato tra i primi a raccontare dettagli e gerarchie della mafia calabrese in Emilia Romagna, da quando ha iniziato a collaborare con la Giustizia. Nel processo Aemilia sono dedicate a lui alcune righe del fascicolo d’accusa richiamato dall’ordinanza sugli arresti firmata il 15 gennaio 2015 del giudice Alberto Ziroldi. Nelle 10mila pagine della sentenza di primo grado i giudici reggiani Caruso, Beretti e Rat ricordano la sua mappa delle cellule mafiose operative nelle due province, con i capi-bastone dei vari comuni che all’epoca rispondevano alle famiglie Dragone di Cutro e Arena di Isola Capo Rizzuto.
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PRIGIONITE E SCIACALLI

Cosa succede se importanti uomini di mafia, approfittando dell’emergenza coronavirus, ottengono gli arresti domiciliari come misura alternativa al carcere? Al tema, molto attuale, risponde giovedì 21 maggio in videoconferenza Antonio Valerio, che chiede di poter rilasciare una dichiarazione spontanea al presidente della Corte d’Appello di Aemilia, nell’aula del Tribunale allestita presso il carcere della Dozza a Bologna.
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LE PARTI CIVILI DI GRIMILDE

Sono 17 le Parti Civili ammesse dal Giudice dell’Udienza Preliminare dott. Sandro Pecorella al primo grado del processo Grimilde, dopo due sedute di intensa discussione nell’aula del Tribunale allestita alla Dozza di Bologna. Tre sono istituzioni dello stato: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dei Trasporti e ANBSC (l’agenzia per i beni confiscati alle mafie). Cinque sono gli Enti Locali (Regione Emilia Romagna, Comuni di Reggio Emilia, Brescello, Piacenza e Zola Predosa). Cinque anche lo organizzazioni sindacali (CGIL, CISL e UIL regionali, più le Camere del Lavoro di Reggio Emilia e Piacenza). Infine l’associazione antimafia Libera e tre persone offese dall’azione della cosca.
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GIGLIOTTI E I LINGOTTI

Si chiama operazione “Work in progress”: un altro duro colpo alle truffe societarie ai danni dello Stato e del mercato, messo a segno dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Parma.
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GRANDE ARACRI RICUSA I GIUDICI

Era dal 28 febbraio che le parti del processo di mafia per gli omicidi del 1992 non si ritrovavano in Corte d’Assise a Reggio Emilia, causa la sospensione forzata per l’emergenza sanitaria. Lo scenario venerdì 15 maggio è leggermente modificato rispetto a 75 giorni prima: tutti indossano le mascherine sanitarie e su molte poltrone sono incollati adesivi informativi che vietano di sedersi.
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CUTRO STA A EDO COME 1 A 400

Tre giorni, tre processi di mafia che hanno a che fare con la cosca emiliana di ‘ndrangheta e con il baricentri del suo agire: Brescello e la provincia reggiana. Mercoledì 13 a Bologna udienza preliminare di Grimilde, con alla sbarra i Grande Aracri ancora liberi dopo Aemilia, i loro parenti viadanesi e i loro compagni di affari, anzi affaroni, economici illeciti.
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PERICOLO CORONAVIRUS. IL BOSS NICOLINO GRANDE ARACRI CHIEDE I DOMICILIARI, SENTENZA DI SCARCERAZIONE PER ROMOLO VILLIRILLO

Ogni giorno la lista si allunga, ma non è quella dei contagiati da coronavirus. È la lista dei condannati per mafia che nel coronavirus vedono un valido motivo per chiedere misure alternative al carcere. Una lista che preoccupa, tanto da spingere il governo, su proposta del ministro Bonafede, ad approvare il 29 aprile un decreto legge che rende obbligatorio il parere delle Procure Antimafia e, nel caso di detenuti al 41 bis, anche quello del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, per il pronunciamento dei giudici competenti.
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IL TRIBUNALE DI REGGIO DICE NO AI DOMICILIARI: ANGELO GRECO RESTA IN CARCERE

Abbiamo scritto che in questi giorni si moltiplicano le domande di misure alternative al carcere da parte di detenuti per reati di mafia, anche in Emilia Romagna. Uomini indagati o condannati in Aemilia, in Grimilde e in altri processi per ‘ndrangheta, che presentano istanze sulla base delle proprie precarie o sospette condizioni di salute, o perché ritengono di correre rischi di contagio dietro le sbarre.
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CONDANNATI E CARCERATI PER MAFIA CHIEDONO I DOMICILIARI. UNA LUNGA LISTA IN EMILIA ROMAGNA

Ci sono i malati immaginari della commedia di Molière e i contagiati immaginari dei processi di mafia in Emilia Romagna. Uomini condannati per il 416 bis o arrestati nelle grandi inchieste sulla ‘ndrangheta, che hanno sommerso di richieste provenienti da diverse carceri italiane il Tribunale competente di Bologna con il medesimo leitmotiv: qui rischiamo di ammalarci di coronavirus, dateci gli arresti domiciliari. La preoccupazione che l’assalto ai Giudici per le Udienze Preliminari e al Tribunale del Riesame si moltiplichi in Emilia Romagna è forte, specialmente dopo le recenti scarcerazioni di Francesco Bonura, boss di Cosa nostra detenuto in regime di 41 bis, e di uomini importanti della ‘ndrangheta di Gioia Tauro e Lamezia Terme. Interviene anche la politica e il presidente del gruppo PD in Commissione Antimafia Franco Mirabelli ne chiede l’immediata convocazione, perchè: “Le scarcerazioni decise dalla magistratura di sorveglianza, generano giusta preoccupazione e amarezza, soprattutto tra le vittime delle mafie”.
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CON LIBERA, IN ATTESA DI ESSERE LIBERI

La Giornata della memoria e dell’impegno promossa dalla associazione antimafia Libera, quest’anno avrebbe dovuto svolgersi il 21 marzo a Palermo, portando un mare di gente da tutta Italia a celebrare i primi 25 anni di vita della grande rete nazionale fondata da don Luigi Ciotti.
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AEMILIA 92: UDIENZA RINVIATA

La presidente del Tribunale di Reggio Emilia dott.ssa Cristina Beretti ha comunicato in Corte d’Assise questa mattina, venerdì 6 marzo, all’apertura dell’udienza relativa al processo per gli omicidi del 1992, che la seduta era sospesa e rinviata alla settimana prossima.