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METALMECCANICI, IL 7 LUGLIO SARÀ SCIOPERO GENERALE

FIM FIOM UILM: “ SERVONO POLITICHE PER IL LAVORO” PREOCCUPAZIONE PER IL RALLENTAMENTO DELL’ECONOMIA TEDESCA

Venerdi 7 luglio sarà sciopero generale dei lavoratori metalmeccanici in tutto il Nord Italia, proclamato unitariamente dalle federazioni metalmeccaniche di Cgil Cisl Uil, che così danno continuità alle tre manifestazioni confederali del mese di maggio.

Fim Fiom Uilm hanno proclamato 4 ore di sciopero per chiedere al Governo di intervenire a difesa dell’industria italiana, per salvaguardare l’occupazione, migliorare le condizioni di lavoro, garantire che la transizione energetica, che già sta attraversando i processi produttivi, non diventi strumento per ridurre l’occupazione manifatturiera.

“Le metalmeccaniche e i metalmeccanici stanno vivendo una condizione economica e sociale molto delicata. Sono anni che il nostro Paese vede ridursi la sua base produttiva e, nell’attuale fase di grandi trasformazioni e di processi di transizione — ecologica, digitale, energetica e tecnologica — sono mancati da parte della politica e dei governi gli orientamenti e le scelte sui temi del lavoro e dell’industria.” dichiarano Giorgio Uriti, Simone Vecchi, e Jacopo Scialla rispettivamente segretari provinciali di Fim Fiom e Uilm di Reggio Emilia.

Il territorio reggiano da anni vede mediamente crescere il settore industriale e in particolare quello metalmeccanico, ma anche nella nostra provincia ci sono aree di deindustrializzazione che hanno colpito interi comuni, ad esempio il Comune di Gualtieri ha visto nell’ultimo ventennio un pesante impoverimento e una riduzione del reddito medio come conseguenza della crisi del settore dell’industria dell’elettrodomestico.

Analogamente in Emilia Romagna, pur vedendo le province lungo la via Emilia crescere da un punto di vista economico, da anni si vede un pesante processo di deindustrializzazione del territorio di Ferrara che ha visto ridurre gli addetti metalmeccanici di diverse migliaia di unità.

La deindustrializzazione riguarda soprattutto Torino e il Piemonte, nel nord Italia, ma sono il Mezzogiorno e la Sardegna che negli ultimi anni hanno visto aggravarsi una situazione già molto storicamente critica.

“Per il nostro settore sono sempre più urgenti interventi di politica industriale che ancora non si vedono da parte del governo attuale e senza i quali si rischia di peggiorare la condizione economica, industriale e sociale, già caratterizzata da prospettive di particolare incertezza” proseguono Uriti Vecchi e Scialla.

Per queste ragioni Fim Fiom e Uilm chiedono l’apertura di tavoli di confronto sui settori e sulle filiere in difficoltà per definire i piani di sviluppo, l’incremento e il confronto sugli investimenti pubblici e privati nei settori strategici e la reindustrializzazione delle aree di crisi per garantire l’occupazione; di valorizzare e sostenere il reddito da lavoro, l’impegno comune al confronto e all’uso delle risorse del PNRR per lo sviluppo del settore metalmeccanico, la riforma degli ammortizzatori sociali – con strumenti adeguati alla transizione ecologica e digitale- l’incentivazione di contratti di espansione e di solidarietà, per ridurre l’orario di lavoro e favorire l’occupazione giovanile, un piano di formazione sulle nuove competenze, la riqualificazione e la valorizzazione degli Istituti Tecnici Superiori e del sistema universitario, di intervenire per aumentare la dimensione d’impresa, superare le gare al massimo ribasso negli appalti e stabilizzare il lavoro precario.

Sale intanto preoccupazione per la recessione tedesca che potrebbe trascinare con se l’industria di tutto il Nord-Est italiano che in buona parte è inserito all’interno delle catene del valore trainata dalla locomotiva tedesca.

“Vediamo pesanti riduzioni degli ordinativi in molte imprese – dichiarano i tre segretari provinciali – e siamo preoccupati che l’autunno possa essere l’inizio di una recessione causata dall’eccessivo innalzamento dei tassi di interesse. Con questo sciopero i metalmeccanici danno il proprio contributo alle iniziative confederali unitarie” hanno concluso.

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